Nulla o male è stato tramandato della esperienza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità (Rivolta Femminile, Roma, luglio 1970)

venerdì 29 gennaio 2010

Rosetta cuoca quasi perfetta II

L'ultima cenetta (con la vegetariana, l'onnivora e la tirannosaura) è stata un quasi disastro per condizioni avverse di ogni tipo e il fatto che appunto sono una cuoca quasi perfetta e con la cucina vegan soprattutto quando la propini al trio di cui sopra non funziona. Ci riprovo domenica grazie a Manu che mi ha consigliato un blog fantastico, Vegan Blog!!!

venerdì 22 gennaio 2010

Mostra: la prostituzione forzata nei lager nazisti

Dal 23 gennaio al 14 febbraio 2010 presso il Museo della Liberazione di Via Tasso a Roma c'è la mostra Sex-Zwangsarbeit in NS-Konzentrationslagern (La Prostituzione forzata nei lager nazisti).

Per la prima volta in Italia una mostra che illustra la costrizione alla prostituzione subita da molte prigioniere del regime nazista e rende nota una pagina di estrema crudeltà rimasta finora nascosta alla conoscenza e alla coscienza civile e politica del nostro paese. Be Free Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni (www.befreecooperativa.org) presenterà a Roma, presso il Museo Storico della Liberazione di Via Tasso, dal 23 gennaio al 14 febbraio, la mostra "Sex-Zwangsarbeit in NS-Konzentrationslagern" (Prostituzione forzata nei campi di concentramento nazisti) creata dal gruppo "Die Aussteller" di Vienna e da un gruppo della Universität der Künste Berlin; Ospitata per circa due anni presso il campo di concentramento femminile di Ravensbrück, la mostra contiene circa 200 pannelli con interviste a testimoni del tempo e documentazione sull'organizzazione burocratica della prostituzione forzata, comprese copie dei "buoni premio" che i prigionieri di sesso maschile ricevevano dalle SS per una "visita al bordello" come ricompensa per la buona condotta all'interno della macchina lavorativa concentrazionaria. Offre altresì materiali di conoscenza importanti per capire la valenza dell'istituzionalizzazione della prostituzione forzata nell'ambito del regime Nazionalsocialista, come elemento teso a creare consenso e a rafforzare la dittatura.

Orario
Martedì-domenica: 9.30 - 12.30.00;
Martedi giovedì venerdì: 15.30-19.30
Chiuso lunedì
Ingresso gratuito

martedì 19 gennaio 2010

La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo

Un evento al quale mi sarebbe tanto piaciuto partecipare è la presentazione che ci sarà stasera a Torino di un volume appena pubblicato dall'Editrice Alegre La straniera. Informazioni, , sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, con la partecipazione di Liliana Ellena e Vincenza Perilli. Per saperne di più CLICK!

venerdì 15 gennaio 2010

Mai il razzismo in nostro nome

Condivido un bel documento del coordinamento romano Donne contro il razzismo scritto dopo quello che è successo a Rosarno e che denuncia anche il sessismo dimostrato da una parte della popolazione maschile di Rosarno che ha affermato di agire per difendere "le nostre donne dai negri". Noi donne dobbiamo rifiutare questa strumentalizzazione, mai in nostro nome!

MAI IL RAZZISMO IN NOSTRO NOME

A Rosarno razzismo istituzionale, razzismo popolare e razzismo dei media si sono fusi insieme, così come da anni sta accadendo in tutta Italia. In più, in questo come in molti altri casi, si sono aggiunti la criminalità organizzata e lo sfruttamento disumano di una manodopera straniera che il “pacchetto sicurezza” rende costantemente ricattabile - con o senza i documenti in regola - e quindi assolutamente priva di diritti. Il razzismo istituzionale è palese nelle dichiarazioni del Ministro Roberto Maroni che ha incolpato – sembra incredibile! - l’immigrazione clandestina di aver alimentato la criminalità, e ha ribadito la “tolleranza zero”, senza nominare l’aggressione subita dai lavoratori immigrati e, più grave ancora, senza denunciare (come sarebbe dovere del Ministro dell’Interno) la grave condizione di sfruttamento, illegalità e violenza a cui vengono costretti i giovani africani, e quindi senza punire, con la stessa pervicacia con cui procederà alle espulsioni, alle detenzione e agli arresti degli immigrati, quei datori di lavoro e quei caporali che li costringono a condizioni schiavistiche di vita e di lavoro. Una parte della popolazione di Rosarno, incitata e fomentata da forze che lo stesso Prefetto di Reggio Calabria definisce “non chiare” e “fuori controllo”, ha reagito con violenza, e anche i media hanno veicolato la tesi della “minaccia immigrazione”. Né l’opposizione politica presente in Parlamento ha reagito con la fermezza necessaria alle bugie palesi e al clima di evidente razzismo. Quasi nessuno ha rilevato che i “fatti di Rosarno” hanno avuto inizio da una denuncia presentata dai lavoratori contro i loro sfruttatori e i caporali – una denuncia coraggiosa e tante volte richiesta, a parole, dalle autorità. Sono passati in second’ordine il fatto che, in pratica, tutta l’economia della zona si basa sulla manodopera “clandestina” che lavora nei campi e nelle piantagioni e il ruolo fondamentale della criminalità organizzata in Calabria. Noi siamo indignate e atterrite. Il clima nel nostro paese è diventato irrespirabile ed è pervaso da una violenza e un razzismo che rendono possibile persino la “caccia al nero” di antica memoria. Siamo atterrite anche perché in Italia non si esprime una forte coscienza civile e sociale adeguata alla gravità della situazione. Facciamo nostra la posizione di molti costituzionalisti: abbattere le garanzie dello stato di diritto per gli immigrati, creare un diritto penale speciale, abolire, per loro soltanto, le garanzie dello stato democratico e la protezione sociale, costituisce un imbarbarimento complessivo della nostra convivenza, un nuovo populismo reazionario che, attraverso il controllo dell’informazione e dell’economia, metterà tutti “in riga”.
Saremo tutti coinvolti, nessuno escluso, lo siamo già oggi. Gli allarmi sulla sicurezza produrranno leggi e prassi più restrittive, e dunque sempre maggiore “clandestinità”, effetto delle politiche di sbarramento delle frontiere e di criminalizzazione degli immigrati nel territorio nazionale, e questa maggiore diffusione della “clandestinità”determinerà a sua volta un allarme sociale sempre crescente che offrirà altri margini alla speculazione politica ed agli imprenditori della sicurezza… Si avvicina davvero il tempo di denominare il ministero dell’interno come il “ministero della paura”. Noi ci rivolgiamo alle donne, a tutte le donne, chiedendo loro di prendere parola e di lottare per i diritti civili fondamentali che sono indivisibili, per i diritti umani che proprio in Italia vengono calpestati quotidianamente.E a quegli uomini violenti di Rosarno che hanno detto “noi difendiamo le nostre donne dalla violenza dei negri” noi rispondiamo: Mai il razzismo in nostro nome! Facciamo nostre le richieste immediate delle associazioni degli immigrati e delle associazioni antirazziste: occorre introdurre al più presto meccanismi di regolarizzazione permanente a regime, in modo da fare emergere tutto il lavoro sommerso degli immigrati. Occorre abbreviare drasticamente i tempi burocratici per il rinnovo dei documenti di soggiorno. Si deve rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per ricerca lavoro a quegli immigrati che denunciano il datore di lavoro “in nero”. Tutti i richiedenti asilo dovranno avere accesso alla procedura per il riconoscimento di uno status di protezione internazionale, o di protezione temporanea, e quanti hanno ricevuto un primo diniego devono essere posti nelle condizioni di restare in Italia fino all’esito definitivo del ricorso. Il sistema di accoglienza per loro previsto va potenziato e rifinanziato per non costringere chi è fuggito da guerre e persecuzioni alla “sopravvivenza animale” nella quale si sono trovati gli immigrati nelle campagne di Rosarno e non solo.

Casa internazionale delle donne
Coordinamento donne contro il razzismo

giovedì 14 gennaio 2010

Il razzismo e il sessismo delle parole

Penso che è molto importante riflettere sul linguaggio che usiamo perché molte volte è sessista e razzista, uno specchio della società. E' incredibile come ancora in molti campi (dizionari, insegne stradali, libri scolastici, politica) venga usato un linguaggio sessista come è emerso qualche mese fa in un convegno fatto a Roma sul sessismo nella lingua. Lo stesso problema per il razzismo, molte volte non ci rendiamo conto di quante parole andrebbero abolite dal linguaggio quotidiano perché sono veramente offensive per le donne e gli uomini migranti non-bianchi. Per esempio immaginate come deve sentirsi ferito un migrante marocchino a scoprire che un tipo di cappuccino con il cacao in Italia si chiama marocchino!!!

martedì 12 gennaio 2010

Rosetta cuoca quasi perfetta

Oggi mi farò una giornatina casalinga cercando di mettere ordine (oramai galleggio su un mare di vestiti, libri, avanzi di ogni tipo) e poi di preparare un pranzetto vegan (sono vegana da quasi un anno) per delle amichette che ho invitato a pranzo. Sarà dura perché una è vegetariana, l'altra onnivora e una decisamente tirannosaura. Quindi niente blog per oggi

lunedì 11 gennaio 2010

Femminismo islamico e kit per la verginità

Metto a disposizione un articolo di Amina A. pubblicato su Secondo Protocollo (ma che io leggo tramite il sempre informatissimo Il Paese delle donne), che secondo me dimostra molto bene come cose che per noi donne "occidentali" sono superate (quale donna e soprattutto femminista farebbe mai ricorso a un discorso sulla verginità?) in altri contesti possono essere delle armi molto efficaci per rivendicare libertà (in questo caso sessuale). E' proprio vero che abbiamo ancora tanto da imparare sulle donne musulmane e sul loro femminismo! E magari così possiamo anche capirci meglio

FEMMINISMO ISLAMICO: IL KIT PER LA VERGINITA' ALLARMA I SERVIZI SEGRETI

Si sta diffondendo sempre più il movimento femminista islamico tanto da far allarmare un servizio segreto potente come quello siriano. L’ultima trovata delle femministe islamiche per aggirare i rigidi parametri voluti dalla Sharia è il “kit per la verginità”, un espediente diffuso in molti paesi islamici per nascondere la “rivoluzione sessuale” che stanno vivendo, ancora in segreto, le ragazze islamiche. In particolare il kit si sta diffondendo in Siria. Da qui l’allarme dei servizi segreti che vedono in questo sistema una minaccia molto seria.

Ma in cosa consiste il “kit per la verginità”? In pratica si tratta di un imene artificiale sotto forma di piccoli sacchetti da inserire all’interno della vagina. Questi, una volta iniziato l’atto sessuale, si rompono provocando la fuoriuscita di un liquido rosso del tutto simile al sangue dando la sensazione, all’uomo, che la ragazza fosse vergine. Un po’ di scena unita a urla di dolore completano lo scenario. Il kit, che in Siria viene venduto clandestinamente, è un vero e proprio cult tra le giovani ragazze siriane oppresse, come le loro sorelle iraniane, da leggi molto restrittive in fatto di libertà sessuale, leggi che ammettono persino il cosiddetto “delitto d’onore”, un delirio per mezzo del quale un famigliare uomo (padre o fratello) può persino uccidere una congiunta (donna) se viene a conoscenza che ha avuto un rapporto sessuale prima del matrimonio.

Quella del kit per la verginità è una vera e propria rivoluzione sotterranea che, come detto, allarma addirittura i servizi segreti siriani che temono l’emancipazione femminile più dei missili israeliani. Il timore è che le ragazze siriane nel volgere di poco tempo emulino le loro sorelle iraniane e inizino a chiedere parità di Diritti con gli uomini con conseguenze disastrose per il regime siriano. Per questo i servizi segreti hanno avuto l’ordine di dare una caccia spietata agli “spacciatori di verginità”, per i quali sono previste pene durissime. Secondo dati non ufficiali sono le studentesse siriane a usare maggiormente il “kit per la verginità”. “Lo considerano un oggetto da venerare come il più prezioso regalo alla propria libertà”, fa sapere una “spacciatrice” che chiaramente vuole rimanere anonima.

La moda è partita dal Libano e dall’Egitto dove il kit viene venduto sempre clandestinamente. Il costo è di pochi dollari e la diffusione avviene attraverso il passaparola anche se, ci fanno sapere gli “spacciatori”, presto sarà possibile acquistarlo anche online, chiaramente opportunamente occultato da gadget innocuo.

So che questa cosa farà sorridere molte donne occidentali, certo non limitate sessualmente da assurde leggi, ma posso garantire che il fatto è molto più importante di quanto si possa pensare. E’ l’inizio di una emancipazione femminile in paesi dove la donna viene considerata molto meno di un cammello. Il Diritto ad una vita sessuale completa, appagante e libera da regole fortemente limitative è uno degli obbiettivi primari del femminismo islamico. Questo modo di ribellarsi alle assurde imposizioni misogine dettate da cattive interpretazioni del Sacro Corano, è un primo importante passo verso la consapevolezza femminile nell’Islam. La speranza è comunque che molto presto le donne islamiche siano completamente libere da queste assurde imposizioni e che il “kit per la verginità” diventi solo un ricordo.

domenica 10 gennaio 2010