Nulla o male è stato tramandato della esperienza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità (Rivolta Femminile, Roma, luglio 1970)

domenica 5 dicembre 2010

La condizione delle donne occidentali

Anche se non sono certa che la contrapposizione netta tra donne occidentali e donne non occidentali funzioni nei termini di donne veline e donne velate, mi è piaciuto molto questo post del sito Un altro genere di comunicazione La condizione delle donne occidentali. In ogni caso fa pensare molto sul sistema patriarcale e di sottomissione della donna che assume forme diverse ma seguendo un fine identico.

venerdì 12 novembre 2010

Una lettera aperta per dire basta al voyeurismo mediatico sui corpi delle donne

Una lettera aperta da Un altro genere di comunicazione per dire basta al voyeurismo mediatico sul corpo delle donne, per dire basta ai mezzi di informazione che con la scusa di denunciare scandali politici come le ultime vicende di "papi" ne approfittano per dare in pasto al pubblico le solite foto di donne più o meno vestite. Questa non è vera informazione, offende tutte le donne e nasconde quelli che invece sono i veri problemi. Firmate la lettera, non possiamo permettere questi abusi, quest'altra forma di violenza contro le donne, non possiamo permettere che si trasformi il fare politica in un film a luci rosse e neanche in una barzelletta come quella del bunga-bunga

lunedì 25 ottobre 2010

Vegan Fest!

Dal 29 ottobre al 1 novembre ci sarà a Bassano del Grappa il primo Vegan Fest italiano. Per saperne di più vi lascio questi link:
http://www.bioveganfest.it/ e http://shekkaballah.wordpress.com/2010/10/05/bio-vegan-fest/

Io ovviamente ci vado, mi sembra un'occasione importante e da non perdere! Non possiamo essere femministe e lottare contro sessismo e razzismo se continuiamo a nutrirci come i tirannosauri (ogni riferimento alla mia storia finita male con la tirannosaura non è casuale).

giovedì 7 ottobre 2010

Sarah e le altre vittime della famiglia sessista patriarcale

Riatterro nel web dopo mesi. Disastro sentimentale (con la tirannosaura), esistenziale, di studio e lavorativo. Ma non è quello il peggio. Il peggio è tornare qui e dover scrivere di Sarah. Non è facile scrivere qualcosa di Sarah, un'altra bambina vittima della famiglia sessista patriarcale e di questa cultura omertosa e razzista. Questa cultura che ci dice che lo stupratore è sempre fuori, per la strada, è l'immigrato, il clandestino e invece Sarah è stata strangolata e poi violentata (dopo morta!) dallo zio e poi buttata in un pozzo pieno d'acqua e poi coperta di pietre. Ho letto che il suo corpo si era praticamente come liquefatto dopo più di un mese. Ho pensato a sua madre che non potrà neanche riabbracciarla. Aveva solo quindici anni! Sono così arrabbiata, disgustata, addolorata che non riesco a scrivere nulla di sensato e rimando a un bel post scritto in Un altro genere di comunicazione

sabato 3 luglio 2010

Immagini amiche per contrastare il sessismo

Immagini amiche è la nuova campagna promossa dall'Udi per contrastare le immagini e gli stereotipi sessisti non solo in pubblicità, guardate nel sito per vedere cosa possiamo fare per partecipare!!!

IMMAGINIAMICHE

martedì 30 marzo 2010

mercoledì 24 marzo 2010

Un seminario d'autoformazione sui femminismi

Per chi abita da quelle parti domani parte un bel seminario su femminismi e percorsi dell'autodeterminazione a Torino (segnalato da Marginalia). Idea dell'ultimo momento per la prossima volta: ma farlo online per chi abita, diciamo, a Canicattì?

lunedì 22 marzo 2010

Manifesti elettorali sessisti

Dopo la galleria delle pubblicità sessiste, ecco quella sui manifesti elettorali sessisti (e uno anche razzista). Io non voto, ma dopo dei manifesti elettorali sessisti anche se avessi voluto farlo avrei cambiato idea. Li trovate in Un altro genere di comunicazione

domenica 21 marzo 2010

La costituzione italiana ha un linguaggio un po' sessista: cambiamola!

Care cittadine che ne dite di cambiare il linguaggio (sessista) della Costituzione italiana? Vi segnalo l'articolo nel sito Il sessismo nei linguaggi dove per adesso si propone di modificare l'articolo 3 (dove si parla solo di "cittadini").
Vi sembrerà poco, ma l'importante è cominciare:)

lunedì 8 marzo 2010

Otto marzo nonostante tutto

Siamo rientrate elettrizzate stanotte tardi dopo tre giorni a Roma (bella la mostra, bello il convegno, bello tuttoooooo) e mi sono accorta che era l'0tto marzo solo poco fa quando mi ha chiamata la mamma (è una quasi femminista stile pari opportunità ma in fondo simpatica) per farmi gli auguri. A me in verità interessa poco la festa della donna (quale poi?) e l'articolo più bello che ho letto è questo. Appunto: ma la festa di chi?

mercoledì 3 marzo 2010

Convegno su Carla Lonzi

Marginalia segnala un convegno su Carla Lonzi a Roma (il programma lo trovate qui !!!) Con la tirannosaura ci saremo in modo da vedere anche la mostra sull'arte femminista (qui il mio post), insomma due piccioncine con una fava:)

martedì 2 marzo 2010

martedì 23 febbraio 2010

Mostra sull'arte femminista a Roma

Chi l'ha vista mi ha detto che è bellissima! Con la tirannosaura pensiamo di andarci questo fine settimana per un weekend romano-amoroso:)
Vi lascio il link del Paese delle donne dove trovate tutte le info sulla mostra (QUI), scusatemi se sono così stringata ma l'amore mi chiama (mi chamerebbe anche lo studio in realtà...)

martedì 16 febbraio 2010

Sessismo rifondarolo

Questa del tacco a spillo rifondarolo con falce e martello me l'ero persa. Orrore ...

domenica 14 febbraio 2010

Parentesi amorosa

Dopo più di un anno che ci conoscevamo è scoppiato l'amore tra me e la tirannosaura. Quale futuro attende una novella vegan e un'imperterrita carnivora?

domenica 7 febbraio 2010

Per Joy e Hellen, donne contro i Cie

Dal blog di Noinonsiamocomplici un appello per essere sabato 12 febbraio davanti al carcere di Como, quando Joy, la donna nigeriana che aveva denunciato di aver subito un tentativo di stupro nel Cie di via Corelli a Milano, sarà "liberata" per essere probabilmente riportata in un Cie o espulsa:

Ribellarci è giusto!

Negli ultimi giorni l'attenzione sulla vicenda di Joy ed Hellen sta crescendo. Per questo abbiamo pensato fosse utile pubblicare una sintesi dei fatti che renda chiara – anche a chi non l'ha seguita dall'inizio – la gravità della situazione e l'importanza di non mancare all'appuntamento del 12 febbraio sotto il carcere di Como.
Ma prima vorremmo fare una breve premessa.
Ciò che sta accadendo a Joy in particolare, così come ciò che è accaduto a Preziosa – la cui storia la trovate nella prima versione del dossier, sotto il mese di luglio 2008 – ci conferma che i Cie sono fra i pilastri fondamentali del meccanismo securitario. Un meccanismo di controllo totalitario che, oltre a calmierare coi Cie la forza-lavoro immigrata per meglio sfruttarla e ricattarla, legittima e moltiplica le violenze e gli abusi– istituzionali e non solo – nei confronti di immigrate ed immigrati dentro e fuori i Cie.
E guai a chi, direttamente coinvolta/o oppure solidale, si permette di interferire con questo meccanismo, mettendone a nudo violenze e connivenze. Si massacra nei Cie chi si ribella alla violenza dei guardiani, così come si massacra nelle piazze chi rompe il cerchio dell'omertà e denuncia politicamente e pubblicamente le sopraffazioni e le violenze che donne e uomini immigrate/i vivono quotidianamente nei lager di Stato e negli ambiti lavorativi.
Per questo ripetiamo, ancora una volta e con sempre maggiore determinazione, che ribellarci è giusto e che è importantissimo essere il 12 mattina sotto il carcere di Como.
Sintesi cronologica
Una sera dei primi d'agosto 2009 Vittorio Addesso, ispettore-capo del Centro di identificazione per immigrati (Cie) di Milano, cerca di violentare Joy, una donna nigeriana, nella sua cella. Grazie all'aiuto di Hellen, sua compagna di reclusione, Joy riesce a difendersi.
Qualche settimana dopo nel Cie scoppia una rivolta contro le condizioni disumane di reclusione. In quell'occasione Joy, Hellen e altre donne nigeriane vengono ammanettate, portate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e picchiate violentemente.
In seguito alla rivolta, a Milano si è svolto un processo contro 14 donne e uomini migranti, tra cui Joy e le altre.
Durante una delle prime udienze, quando in aula entra Addesso per testimoniare, le/i migranti processati denunciano pubblicamente gli abusi quotidiani da parte di quell'ispettore-capo e Joy trova il coraggio di raccontare del tentato stupro.
In seguito al processo, alcuni/e migranti, tra cui Joy ed Hellen, vengono condannati a 6 mesi di carcere; altri a 9 mesi.
Le ragazze vengono separate e mandate in diverse carceri, in modo da isolarle e neutralizzare la forza che hanno saputo esprimere collettivamente.
La data della scarcerazione per Joy e le altre si avvicina – il 12 febbraio prossimo – ma nel frattempo un evento tragico rende evidente il rischio che le ragazze corrono: venire di nuovo rinchiuse in un Cie.
A portare alla luce questo rischio è il suicidio di uno dei migranti condannati in quel processo, Mohammed El Abouby, nel carcere di San Vittore. Mohammed si è suicidato in carcere con il gas dopo avere saputo che sarebbe stato nuovamente deportato nel Cie milanese dopo la scarcerazione, il 12 febbraio, e questo l’ha spinto a farla finita.
L'intrappolamento nel meccanismo Cie-carcere-Cie è, infatti, uno degli aspetti del razzismo di Stato che moltiplicherà le vittime della violenza sancita per legge.
A questo punto ci chiediamo cosa potrebbe succedere se Joy ed Hellen all'indomani della scarcerazione, il prossimo 12 febbraio, verranno portate in qualunque Cie d'Italia. Se tornano in quello di Milano ritrovano Vittorio Addesso & C.; se vengono mandate in un altro Cie, si troveranno davanti altri gestori dell'ordine, colleghi loro, che sanno chi sono le ragazze e che coraggio hanno avuto... E allora cosa potrebbe accadere?
A fronte di tutti i discorsi ipocriti e razzisti di politici e mass-media sulla violenza contro le donne, negli scorsi mesi in diverse città ci siamo mobilitate, a partire da un appello lanciato da questo blog, per denunciare gli abusi e le violenze contro le immigrate e gli immigrati nei Cie.
A Milano il presidio organizzato il 25 novembre da un gruppo di compagne ha subito tre violente cariche della polizia. Nonostante fosse stato organizzato in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, le forze dell’ordine non volevano che venissero denunciati gli stupri nei Centri di identificazione ed espulsione ad opera dei loro colleghi in divisa.
Ad una settimana dalla scarcerazione, l’avvocato di Joy scopre di essere stato revocato e che al suo posto è stata nominata un’avvocata d’ufficio.
Non sappiamo quali pressioni e ricatti abbia subito Joy per arrivare a questa scelta, ma una cosa è certa: qualcuno ha molto interesse ad insabbiare tutta questa vicenda e, per fare ciò, sta cercando di isolare in tutti i modi Joy e le altre da chi ha espresso loro, fattivamente, solidarietà in questi mesi.
Ma la nostra solidarietà deve continuare a tradursi in concretezza: non possiamo permettere che Joy ed Hellen tornino nelle mani dei loro aguzzini.
Nasce così la campagna Ribellarci è giusto, a sostegno di Joy e delle sue compagne.
Col pretesto della "sicurezza", le donne migranti vengono rinchiuse in lager in cui ricatti e abusi sessuali sono all'ordine del giorno.
Col pretesto della "sicurezza" in Italia stanno verificandosi, nel silenzio generalizzato, abusi degni d'un regime fascista.
Chi non intende essere complice di questo sistema basato sullo stupro e la violenza deve impedire che Joy ed Hellen vengano rimesse nelle mani dei loro aguzzini.
Appuntamento il 12 febbraio alle 6.30 di mattina davanti alla stazione di Albate Camerlata Fs (Como).
Dalle ore 7 in poi davanti al carcere di Como – in via Bassone 11 – per aspettare Joy!
Per info: 327 2029720


mercoledì 3 febbraio 2010

Una canzone femminista: La povera Rosetta

Una canzone che ho trovato in un archivio online dei canti di protesta degli anni 70, a parte il fatto che si intitola "La povera Rosetta" come me la pubblico per ricordare un problema che è sempre di attualità cioè quello dell'aborto, diritto sempre sotto attacco e che soprattutto non è un diritto per molte donne migranti

Il 24 giugno
in una stanza scura
c'era una donna sola
e piena di paura.

Sentiva la sua vita
andarsene lontano
andava via col sangue
che ha perso piano piano.

E solo il giorno dopo
hanno trovato il corpo
è morta un'altra donna
per procurato aborto.

La povera Rosetta
è morta per aborto
è morta ieri sera
con una sonda in corpo.

Si sente pianger forte
sono le sue sorelle
son tutte le altre donne
che rischiano la pelle.

Chi ha ucciso la Rosetta
è la società sporca
giudice, prete, padrone
le han chiuso ogni porta.

E per le donne morte
non ci basta il lutto
e pagherete caro
e pagherete tutto.

La vita che ha vissuto
non è mai stata sua
è stata sempre sfruttata
e poi gettatata via.

Per piangere Rosetta
non vestiremo in nero
saranno rossi quei fiori
dentro al cimitero.

Dormi Rosetta dormi
giù nella fredda terra
a chi ti ha assassinata
noi gli farem la guerra.

Sfruttata proletarie
cambia la nostra sorte
mettiamo in conto ai ricchi
anche quest'altra morte.

lunedì 1 febbraio 2010

Il linguaggio sessista è demenziale

Dal blog Sessismo nei linguaggi (link qui) alcuni esempi davvero significativi della demenzialità del linguaggio sessista, che perfino quando l'utente finale è la donna (come nel caso di assorbenti e tamponi) usa il neutro maschile!!! Ripigliatevi ...

venerdì 29 gennaio 2010

Rosetta cuoca quasi perfetta II

L'ultima cenetta (con la vegetariana, l'onnivora e la tirannosaura) è stata un quasi disastro per condizioni avverse di ogni tipo e il fatto che appunto sono una cuoca quasi perfetta e con la cucina vegan soprattutto quando la propini al trio di cui sopra non funziona. Ci riprovo domenica grazie a Manu che mi ha consigliato un blog fantastico, Vegan Blog!!!

venerdì 22 gennaio 2010

Mostra: la prostituzione forzata nei lager nazisti

Dal 23 gennaio al 14 febbraio 2010 presso il Museo della Liberazione di Via Tasso a Roma c'è la mostra Sex-Zwangsarbeit in NS-Konzentrationslagern (La Prostituzione forzata nei lager nazisti).

Per la prima volta in Italia una mostra che illustra la costrizione alla prostituzione subita da molte prigioniere del regime nazista e rende nota una pagina di estrema crudeltà rimasta finora nascosta alla conoscenza e alla coscienza civile e politica del nostro paese. Be Free Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni (www.befreecooperativa.org) presenterà a Roma, presso il Museo Storico della Liberazione di Via Tasso, dal 23 gennaio al 14 febbraio, la mostra "Sex-Zwangsarbeit in NS-Konzentrationslagern" (Prostituzione forzata nei campi di concentramento nazisti) creata dal gruppo "Die Aussteller" di Vienna e da un gruppo della Universität der Künste Berlin; Ospitata per circa due anni presso il campo di concentramento femminile di Ravensbrück, la mostra contiene circa 200 pannelli con interviste a testimoni del tempo e documentazione sull'organizzazione burocratica della prostituzione forzata, comprese copie dei "buoni premio" che i prigionieri di sesso maschile ricevevano dalle SS per una "visita al bordello" come ricompensa per la buona condotta all'interno della macchina lavorativa concentrazionaria. Offre altresì materiali di conoscenza importanti per capire la valenza dell'istituzionalizzazione della prostituzione forzata nell'ambito del regime Nazionalsocialista, come elemento teso a creare consenso e a rafforzare la dittatura.

Orario
Martedì-domenica: 9.30 - 12.30.00;
Martedi giovedì venerdì: 15.30-19.30
Chiuso lunedì
Ingresso gratuito

martedì 19 gennaio 2010

La straniera. Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo

Un evento al quale mi sarebbe tanto piaciuto partecipare è la presentazione che ci sarà stasera a Torino di un volume appena pubblicato dall'Editrice Alegre La straniera. Informazioni, , sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, con la partecipazione di Liliana Ellena e Vincenza Perilli. Per saperne di più CLICK!

venerdì 15 gennaio 2010

Mai il razzismo in nostro nome

Condivido un bel documento del coordinamento romano Donne contro il razzismo scritto dopo quello che è successo a Rosarno e che denuncia anche il sessismo dimostrato da una parte della popolazione maschile di Rosarno che ha affermato di agire per difendere "le nostre donne dai negri". Noi donne dobbiamo rifiutare questa strumentalizzazione, mai in nostro nome!

MAI IL RAZZISMO IN NOSTRO NOME

A Rosarno razzismo istituzionale, razzismo popolare e razzismo dei media si sono fusi insieme, così come da anni sta accadendo in tutta Italia. In più, in questo come in molti altri casi, si sono aggiunti la criminalità organizzata e lo sfruttamento disumano di una manodopera straniera che il “pacchetto sicurezza” rende costantemente ricattabile - con o senza i documenti in regola - e quindi assolutamente priva di diritti. Il razzismo istituzionale è palese nelle dichiarazioni del Ministro Roberto Maroni che ha incolpato – sembra incredibile! - l’immigrazione clandestina di aver alimentato la criminalità, e ha ribadito la “tolleranza zero”, senza nominare l’aggressione subita dai lavoratori immigrati e, più grave ancora, senza denunciare (come sarebbe dovere del Ministro dell’Interno) la grave condizione di sfruttamento, illegalità e violenza a cui vengono costretti i giovani africani, e quindi senza punire, con la stessa pervicacia con cui procederà alle espulsioni, alle detenzione e agli arresti degli immigrati, quei datori di lavoro e quei caporali che li costringono a condizioni schiavistiche di vita e di lavoro. Una parte della popolazione di Rosarno, incitata e fomentata da forze che lo stesso Prefetto di Reggio Calabria definisce “non chiare” e “fuori controllo”, ha reagito con violenza, e anche i media hanno veicolato la tesi della “minaccia immigrazione”. Né l’opposizione politica presente in Parlamento ha reagito con la fermezza necessaria alle bugie palesi e al clima di evidente razzismo. Quasi nessuno ha rilevato che i “fatti di Rosarno” hanno avuto inizio da una denuncia presentata dai lavoratori contro i loro sfruttatori e i caporali – una denuncia coraggiosa e tante volte richiesta, a parole, dalle autorità. Sono passati in second’ordine il fatto che, in pratica, tutta l’economia della zona si basa sulla manodopera “clandestina” che lavora nei campi e nelle piantagioni e il ruolo fondamentale della criminalità organizzata in Calabria. Noi siamo indignate e atterrite. Il clima nel nostro paese è diventato irrespirabile ed è pervaso da una violenza e un razzismo che rendono possibile persino la “caccia al nero” di antica memoria. Siamo atterrite anche perché in Italia non si esprime una forte coscienza civile e sociale adeguata alla gravità della situazione. Facciamo nostra la posizione di molti costituzionalisti: abbattere le garanzie dello stato di diritto per gli immigrati, creare un diritto penale speciale, abolire, per loro soltanto, le garanzie dello stato democratico e la protezione sociale, costituisce un imbarbarimento complessivo della nostra convivenza, un nuovo populismo reazionario che, attraverso il controllo dell’informazione e dell’economia, metterà tutti “in riga”.
Saremo tutti coinvolti, nessuno escluso, lo siamo già oggi. Gli allarmi sulla sicurezza produrranno leggi e prassi più restrittive, e dunque sempre maggiore “clandestinità”, effetto delle politiche di sbarramento delle frontiere e di criminalizzazione degli immigrati nel territorio nazionale, e questa maggiore diffusione della “clandestinità”determinerà a sua volta un allarme sociale sempre crescente che offrirà altri margini alla speculazione politica ed agli imprenditori della sicurezza… Si avvicina davvero il tempo di denominare il ministero dell’interno come il “ministero della paura”. Noi ci rivolgiamo alle donne, a tutte le donne, chiedendo loro di prendere parola e di lottare per i diritti civili fondamentali che sono indivisibili, per i diritti umani che proprio in Italia vengono calpestati quotidianamente.E a quegli uomini violenti di Rosarno che hanno detto “noi difendiamo le nostre donne dalla violenza dei negri” noi rispondiamo: Mai il razzismo in nostro nome! Facciamo nostre le richieste immediate delle associazioni degli immigrati e delle associazioni antirazziste: occorre introdurre al più presto meccanismi di regolarizzazione permanente a regime, in modo da fare emergere tutto il lavoro sommerso degli immigrati. Occorre abbreviare drasticamente i tempi burocratici per il rinnovo dei documenti di soggiorno. Si deve rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per ricerca lavoro a quegli immigrati che denunciano il datore di lavoro “in nero”. Tutti i richiedenti asilo dovranno avere accesso alla procedura per il riconoscimento di uno status di protezione internazionale, o di protezione temporanea, e quanti hanno ricevuto un primo diniego devono essere posti nelle condizioni di restare in Italia fino all’esito definitivo del ricorso. Il sistema di accoglienza per loro previsto va potenziato e rifinanziato per non costringere chi è fuggito da guerre e persecuzioni alla “sopravvivenza animale” nella quale si sono trovati gli immigrati nelle campagne di Rosarno e non solo.

Casa internazionale delle donne
Coordinamento donne contro il razzismo

giovedì 14 gennaio 2010

Il razzismo e il sessismo delle parole

Penso che è molto importante riflettere sul linguaggio che usiamo perché molte volte è sessista e razzista, uno specchio della società. E' incredibile come ancora in molti campi (dizionari, insegne stradali, libri scolastici, politica) venga usato un linguaggio sessista come è emerso qualche mese fa in un convegno fatto a Roma sul sessismo nella lingua. Lo stesso problema per il razzismo, molte volte non ci rendiamo conto di quante parole andrebbero abolite dal linguaggio quotidiano perché sono veramente offensive per le donne e gli uomini migranti non-bianchi. Per esempio immaginate come deve sentirsi ferito un migrante marocchino a scoprire che un tipo di cappuccino con il cacao in Italia si chiama marocchino!!!

martedì 12 gennaio 2010

Rosetta cuoca quasi perfetta

Oggi mi farò una giornatina casalinga cercando di mettere ordine (oramai galleggio su un mare di vestiti, libri, avanzi di ogni tipo) e poi di preparare un pranzetto vegan (sono vegana da quasi un anno) per delle amichette che ho invitato a pranzo. Sarà dura perché una è vegetariana, l'altra onnivora e una decisamente tirannosaura. Quindi niente blog per oggi

lunedì 11 gennaio 2010

Femminismo islamico e kit per la verginità

Metto a disposizione un articolo di Amina A. pubblicato su Secondo Protocollo (ma che io leggo tramite il sempre informatissimo Il Paese delle donne), che secondo me dimostra molto bene come cose che per noi donne "occidentali" sono superate (quale donna e soprattutto femminista farebbe mai ricorso a un discorso sulla verginità?) in altri contesti possono essere delle armi molto efficaci per rivendicare libertà (in questo caso sessuale). E' proprio vero che abbiamo ancora tanto da imparare sulle donne musulmane e sul loro femminismo! E magari così possiamo anche capirci meglio

FEMMINISMO ISLAMICO: IL KIT PER LA VERGINITA' ALLARMA I SERVIZI SEGRETI

Si sta diffondendo sempre più il movimento femminista islamico tanto da far allarmare un servizio segreto potente come quello siriano. L’ultima trovata delle femministe islamiche per aggirare i rigidi parametri voluti dalla Sharia è il “kit per la verginità”, un espediente diffuso in molti paesi islamici per nascondere la “rivoluzione sessuale” che stanno vivendo, ancora in segreto, le ragazze islamiche. In particolare il kit si sta diffondendo in Siria. Da qui l’allarme dei servizi segreti che vedono in questo sistema una minaccia molto seria.

Ma in cosa consiste il “kit per la verginità”? In pratica si tratta di un imene artificiale sotto forma di piccoli sacchetti da inserire all’interno della vagina. Questi, una volta iniziato l’atto sessuale, si rompono provocando la fuoriuscita di un liquido rosso del tutto simile al sangue dando la sensazione, all’uomo, che la ragazza fosse vergine. Un po’ di scena unita a urla di dolore completano lo scenario. Il kit, che in Siria viene venduto clandestinamente, è un vero e proprio cult tra le giovani ragazze siriane oppresse, come le loro sorelle iraniane, da leggi molto restrittive in fatto di libertà sessuale, leggi che ammettono persino il cosiddetto “delitto d’onore”, un delirio per mezzo del quale un famigliare uomo (padre o fratello) può persino uccidere una congiunta (donna) se viene a conoscenza che ha avuto un rapporto sessuale prima del matrimonio.

Quella del kit per la verginità è una vera e propria rivoluzione sotterranea che, come detto, allarma addirittura i servizi segreti siriani che temono l’emancipazione femminile più dei missili israeliani. Il timore è che le ragazze siriane nel volgere di poco tempo emulino le loro sorelle iraniane e inizino a chiedere parità di Diritti con gli uomini con conseguenze disastrose per il regime siriano. Per questo i servizi segreti hanno avuto l’ordine di dare una caccia spietata agli “spacciatori di verginità”, per i quali sono previste pene durissime. Secondo dati non ufficiali sono le studentesse siriane a usare maggiormente il “kit per la verginità”. “Lo considerano un oggetto da venerare come il più prezioso regalo alla propria libertà”, fa sapere una “spacciatrice” che chiaramente vuole rimanere anonima.

La moda è partita dal Libano e dall’Egitto dove il kit viene venduto sempre clandestinamente. Il costo è di pochi dollari e la diffusione avviene attraverso il passaparola anche se, ci fanno sapere gli “spacciatori”, presto sarà possibile acquistarlo anche online, chiaramente opportunamente occultato da gadget innocuo.

So che questa cosa farà sorridere molte donne occidentali, certo non limitate sessualmente da assurde leggi, ma posso garantire che il fatto è molto più importante di quanto si possa pensare. E’ l’inizio di una emancipazione femminile in paesi dove la donna viene considerata molto meno di un cammello. Il Diritto ad una vita sessuale completa, appagante e libera da regole fortemente limitative è uno degli obbiettivi primari del femminismo islamico. Questo modo di ribellarsi alle assurde imposizioni misogine dettate da cattive interpretazioni del Sacro Corano, è un primo importante passo verso la consapevolezza femminile nell’Islam. La speranza è comunque che molto presto le donne islamiche siano completamente libere da queste assurde imposizioni e che il “kit per la verginità” diventi solo un ricordo.

domenica 10 gennaio 2010