Nulla o male è stato tramandato della esperienza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità (Rivolta Femminile, Roma, luglio 1970)

martedì 23 febbraio 2010

Mostra sull'arte femminista a Roma

Chi l'ha vista mi ha detto che è bellissima! Con la tirannosaura pensiamo di andarci questo fine settimana per un weekend romano-amoroso:)
Vi lascio il link del Paese delle donne dove trovate tutte le info sulla mostra (QUI), scusatemi se sono così stringata ma l'amore mi chiama (mi chamerebbe anche lo studio in realtà...)

martedì 16 febbraio 2010

Sessismo rifondarolo

Questa del tacco a spillo rifondarolo con falce e martello me l'ero persa. Orrore ...

domenica 14 febbraio 2010

Parentesi amorosa

Dopo più di un anno che ci conoscevamo è scoppiato l'amore tra me e la tirannosaura. Quale futuro attende una novella vegan e un'imperterrita carnivora?

domenica 7 febbraio 2010

Per Joy e Hellen, donne contro i Cie

Dal blog di Noinonsiamocomplici un appello per essere sabato 12 febbraio davanti al carcere di Como, quando Joy, la donna nigeriana che aveva denunciato di aver subito un tentativo di stupro nel Cie di via Corelli a Milano, sarà "liberata" per essere probabilmente riportata in un Cie o espulsa:

Ribellarci è giusto!

Negli ultimi giorni l'attenzione sulla vicenda di Joy ed Hellen sta crescendo. Per questo abbiamo pensato fosse utile pubblicare una sintesi dei fatti che renda chiara – anche a chi non l'ha seguita dall'inizio – la gravità della situazione e l'importanza di non mancare all'appuntamento del 12 febbraio sotto il carcere di Como.
Ma prima vorremmo fare una breve premessa.
Ciò che sta accadendo a Joy in particolare, così come ciò che è accaduto a Preziosa – la cui storia la trovate nella prima versione del dossier, sotto il mese di luglio 2008 – ci conferma che i Cie sono fra i pilastri fondamentali del meccanismo securitario. Un meccanismo di controllo totalitario che, oltre a calmierare coi Cie la forza-lavoro immigrata per meglio sfruttarla e ricattarla, legittima e moltiplica le violenze e gli abusi– istituzionali e non solo – nei confronti di immigrate ed immigrati dentro e fuori i Cie.
E guai a chi, direttamente coinvolta/o oppure solidale, si permette di interferire con questo meccanismo, mettendone a nudo violenze e connivenze. Si massacra nei Cie chi si ribella alla violenza dei guardiani, così come si massacra nelle piazze chi rompe il cerchio dell'omertà e denuncia politicamente e pubblicamente le sopraffazioni e le violenze che donne e uomini immigrate/i vivono quotidianamente nei lager di Stato e negli ambiti lavorativi.
Per questo ripetiamo, ancora una volta e con sempre maggiore determinazione, che ribellarci è giusto e che è importantissimo essere il 12 mattina sotto il carcere di Como.
Sintesi cronologica
Una sera dei primi d'agosto 2009 Vittorio Addesso, ispettore-capo del Centro di identificazione per immigrati (Cie) di Milano, cerca di violentare Joy, una donna nigeriana, nella sua cella. Grazie all'aiuto di Hellen, sua compagna di reclusione, Joy riesce a difendersi.
Qualche settimana dopo nel Cie scoppia una rivolta contro le condizioni disumane di reclusione. In quell'occasione Joy, Hellen e altre donne nigeriane vengono ammanettate, portate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e picchiate violentemente.
In seguito alla rivolta, a Milano si è svolto un processo contro 14 donne e uomini migranti, tra cui Joy e le altre.
Durante una delle prime udienze, quando in aula entra Addesso per testimoniare, le/i migranti processati denunciano pubblicamente gli abusi quotidiani da parte di quell'ispettore-capo e Joy trova il coraggio di raccontare del tentato stupro.
In seguito al processo, alcuni/e migranti, tra cui Joy ed Hellen, vengono condannati a 6 mesi di carcere; altri a 9 mesi.
Le ragazze vengono separate e mandate in diverse carceri, in modo da isolarle e neutralizzare la forza che hanno saputo esprimere collettivamente.
La data della scarcerazione per Joy e le altre si avvicina – il 12 febbraio prossimo – ma nel frattempo un evento tragico rende evidente il rischio che le ragazze corrono: venire di nuovo rinchiuse in un Cie.
A portare alla luce questo rischio è il suicidio di uno dei migranti condannati in quel processo, Mohammed El Abouby, nel carcere di San Vittore. Mohammed si è suicidato in carcere con il gas dopo avere saputo che sarebbe stato nuovamente deportato nel Cie milanese dopo la scarcerazione, il 12 febbraio, e questo l’ha spinto a farla finita.
L'intrappolamento nel meccanismo Cie-carcere-Cie è, infatti, uno degli aspetti del razzismo di Stato che moltiplicherà le vittime della violenza sancita per legge.
A questo punto ci chiediamo cosa potrebbe succedere se Joy ed Hellen all'indomani della scarcerazione, il prossimo 12 febbraio, verranno portate in qualunque Cie d'Italia. Se tornano in quello di Milano ritrovano Vittorio Addesso & C.; se vengono mandate in un altro Cie, si troveranno davanti altri gestori dell'ordine, colleghi loro, che sanno chi sono le ragazze e che coraggio hanno avuto... E allora cosa potrebbe accadere?
A fronte di tutti i discorsi ipocriti e razzisti di politici e mass-media sulla violenza contro le donne, negli scorsi mesi in diverse città ci siamo mobilitate, a partire da un appello lanciato da questo blog, per denunciare gli abusi e le violenze contro le immigrate e gli immigrati nei Cie.
A Milano il presidio organizzato il 25 novembre da un gruppo di compagne ha subito tre violente cariche della polizia. Nonostante fosse stato organizzato in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, le forze dell’ordine non volevano che venissero denunciati gli stupri nei Centri di identificazione ed espulsione ad opera dei loro colleghi in divisa.
Ad una settimana dalla scarcerazione, l’avvocato di Joy scopre di essere stato revocato e che al suo posto è stata nominata un’avvocata d’ufficio.
Non sappiamo quali pressioni e ricatti abbia subito Joy per arrivare a questa scelta, ma una cosa è certa: qualcuno ha molto interesse ad insabbiare tutta questa vicenda e, per fare ciò, sta cercando di isolare in tutti i modi Joy e le altre da chi ha espresso loro, fattivamente, solidarietà in questi mesi.
Ma la nostra solidarietà deve continuare a tradursi in concretezza: non possiamo permettere che Joy ed Hellen tornino nelle mani dei loro aguzzini.
Nasce così la campagna Ribellarci è giusto, a sostegno di Joy e delle sue compagne.
Col pretesto della "sicurezza", le donne migranti vengono rinchiuse in lager in cui ricatti e abusi sessuali sono all'ordine del giorno.
Col pretesto della "sicurezza" in Italia stanno verificandosi, nel silenzio generalizzato, abusi degni d'un regime fascista.
Chi non intende essere complice di questo sistema basato sullo stupro e la violenza deve impedire che Joy ed Hellen vengano rimesse nelle mani dei loro aguzzini.
Appuntamento il 12 febbraio alle 6.30 di mattina davanti alla stazione di Albate Camerlata Fs (Como).
Dalle ore 7 in poi davanti al carcere di Como – in via Bassone 11 – per aspettare Joy!
Per info: 327 2029720


mercoledì 3 febbraio 2010

Una canzone femminista: La povera Rosetta

Una canzone che ho trovato in un archivio online dei canti di protesta degli anni 70, a parte il fatto che si intitola "La povera Rosetta" come me la pubblico per ricordare un problema che è sempre di attualità cioè quello dell'aborto, diritto sempre sotto attacco e che soprattutto non è un diritto per molte donne migranti

Il 24 giugno
in una stanza scura
c'era una donna sola
e piena di paura.

Sentiva la sua vita
andarsene lontano
andava via col sangue
che ha perso piano piano.

E solo il giorno dopo
hanno trovato il corpo
è morta un'altra donna
per procurato aborto.

La povera Rosetta
è morta per aborto
è morta ieri sera
con una sonda in corpo.

Si sente pianger forte
sono le sue sorelle
son tutte le altre donne
che rischiano la pelle.

Chi ha ucciso la Rosetta
è la società sporca
giudice, prete, padrone
le han chiuso ogni porta.

E per le donne morte
non ci basta il lutto
e pagherete caro
e pagherete tutto.

La vita che ha vissuto
non è mai stata sua
è stata sempre sfruttata
e poi gettatata via.

Per piangere Rosetta
non vestiremo in nero
saranno rossi quei fiori
dentro al cimitero.

Dormi Rosetta dormi
giù nella fredda terra
a chi ti ha assassinata
noi gli farem la guerra.

Sfruttata proletarie
cambia la nostra sorte
mettiamo in conto ai ricchi
anche quest'altra morte.

lunedì 1 febbraio 2010

Il linguaggio sessista è demenziale

Dal blog Sessismo nei linguaggi (link qui) alcuni esempi davvero significativi della demenzialità del linguaggio sessista, che perfino quando l'utente finale è la donna (come nel caso di assorbenti e tamponi) usa il neutro maschile!!! Ripigliatevi ...